Eventi e News

Campagne di sensibilizzazione sulla Prevenzione del Suicidio

Il SPS offre:

- interventi diretti alla popolazione generale divulgando gli elementi fondamentali per prevenire il suicidio e proponendo una sana e scientifica informazione sul fenomeno del suicidio;
- strumenti di maggiore utilità alla comunità scientifica e per il clinico nella valutazione, predizione e prevenzione del suicidio;
- formazione del personale sanitario, presso scuole, centri anziani, forze armate, centri sportivi, medici di base, parrocchie, carceri;
- programmi diretti a coloro che hanno perso una persona cara a causa del suicidio. Il Servizio si dedica all’attività di ricerca, assistenziale e formativa. Successivamente avviene la presa in carico del paziente secondo modalità individuali e sulla base delle guidelines internazionali condivise dalla comunità scientifica.

 

Il Servizio è attualmente impegnato nei seguenti progetti di ricerca nell'ambito della prevenzione del suicidio:

- promuovere attività di informazione e sensibilizzazione;
- fornire formazione e collaborazione con i "moltiplicatori" (quali preti, insegnanti, forze dell'ordine, centri sportivi, medici di base, farmacisti ecc.)
- riunire e integrare risorse già esistente favorendo la cooperazione fra persone, servizi ed istituzioni nel contesto di una crescente solidarietà;
- condurre programmi di ricerca;
- promuovere la formazione di gruppi di auto-aiuto;
- garantire un servizio telefonico di sostegno psicologico attraverso la creazione di una help-line.

 

Gruppi terapeutici a conduzione analitica

 

Oltre alle psicoterapie individuali, verrà vagliata la possibilità di poter essere inseriti all’interno dei Gruppi Terapeutici a Conduzione Analitica,

rivolti sia a pazienti a rischio di suicido o che hanno già tentato il suicidio che per coloro che hanno perso un caro per suicidio, i survivors.

Psicoterapie individuali rivolte ai pazienti a rischio di suicidio e ai survivors

 

Psicoterapie individuali rivolte ai pazienti a rischio di suicidio e ai survivors

Sono rivolte a tutti coloro che ne fanno richiesta, previa prima visita psichiatrica, o a quanti in seguito a valutazione clinica vengono inviati dal medico psichiatrica.

Valutazione e gestione della crisi suicidaria

Simon (21) ha recentemente riportato in un lavoro la complessità del rischio di suicidio imminente sottolineando che il rischio varia da un minuto all’altro, da un’ora all’altra e da un giorno all’altro. Ne deriva che la valutazione del rischio di suicidio deve essere un processo continuo e non un evento isolato.

E’ stato ampiamente confermato da diversi studi, che due terzi di coloro che commettono il suicidio comunicano il loro intento di uccidersi alcune settimane prima dell’atto suicidario ai loro familiari o amici (22-24). Il 40%, secondo questi studi, comunicava l’intento di uccidersi in modo esplicito; e metà delle persone valutate attraverso l’autopsia psicologica, non era mai stata in contatto con  alcun operatore della salute mentale nel corso della loro vita. Circa il 90% aveva però usufruito di assistenza medica nell’anno precedente la morte, ma non assistenza psichiatrica.

Per tale motivo sono state elaborate una serie di scale cliniche volte a valutare il rischio di suicidio nei soggetti.

L’utilità clinica delle scale di valutazione consiste nel fornire al clinico la possibilità di introdurre la discussione sul tema del suicidio, oltre a  completare la valutazione generale del rischio, attraverso punteggi standardizzati sulla popolazione generale.

Visite specialistiche ambulatoriali e colloqui di sostegno:

 

Servizio momentaneamente sospeso

Visite ambulatoriali specialistiche

 
servizio al momento non attivo

 

 

Tale ambulatorio non supporta emergenze o prevede percorsi dedicati con altre strutture intra o extra ospedaliere. 

 

Valutazione del rischio di suicidio

  • Identificare i vari fattori che contribuiscono alla crisi suicidaria
  • Condurre una valutazione psichiatrica completa, identificando I fattori di rischio e fattori di protezione distinguendo quelli modificabili e quelli non modificabili;
  • Chiedere direttamente sul suicidio;
  • Determinare il livello di rischio: basso, medio, alto;
  • Determinare il luogo e il piano terapeutico;
  • Indagare l’ideazione suicidaria presente e passata così pure intenti, gesti o comportamenti suicidari; indagare sui metodi usati ; determinare il livello di hopelessness, anedonia, sintomi ansiosi, motivi per vivere, abuso di sostanze, ideazione omicida;
  • Segnali d’allarme: esprimere sentimenti suicidi o riferirsi al tema del suicidio; disfarsi di cose di valore, sistemare affari in sospeso, fare un testamento; segni di depressione: umore triste, alterazione delle abitudini del sonno e dell’appetito; cambiamento di comportamento(scarso rendimento scolastico o lavorativo); comportamento ad alto rischio (high-risk behavior); aumento del consumo di alcol o droghe; perdita di interesse nell’aspetto esteriore; isolamento sociale; sviluppare un piano specifico per il suicidio.

 

 

Come valutare il rischio di suicidio e saper riconoscere i segnali di allarme

Valutazione del rischio di suicidio

  • Identificare i vari fattori che contribuiscono alla crisi suicidarla;
  • Condurre una valutazione psichiatrica completa, identificando I fattori di rischio e fattori di protezione distinguendo quelli modificabili e quelli non modificabili;
  • Chiedere direttamente sul suicidio;
  • Determinare il livello di rischio: basso, medio, alto;
  • Determinare il luogo e il piano terapeutico;
  • Indagare l'ideazione suicidaria presente e passata così pure intenti, gesti o comportamenti suicidari; indagare sui metodi usati; determinare il livello di hopelessness, anedonia, sintomi ansiosi, motivi per vivere, abuso di sostanze, ideazione omicida;
  • Segnali d'allarme: esprimere sentimenti suicidi o riferirsi al tema del suicidio; disfarsi di cose di valore, sistemare affari in sospeso, fare un testamento; segni di depressione: umore triste, alterazione delle abitudini del sonno e dell'appetito; cambiamento di comportamento(scarso rendimento scolastico o lavorativo); comportamento ad alto rischio (high-risk behavior); aumento del consumo di alcol o droghe; perdita di interesse nell'aspetto esteriore; isolamento sociale; sviluppare un piano specifico per il suicidio.

Porre attenzione ai segnali che denotano rischio di suicidio imminente:

  • parlare del suicidio o della morte
  • dare segnali verbali come "Magari fossi morto" o "Ho intenzione di farla finita"
  • oppure segnali meno diretti come "A che serve vivere?", "Ben presto non dovrai più preoccuparti di me" e "A chi importa se muoio?"
  • isolarsi dagli amici e dalla famiglia
  • esprimere la convinzione che la vita non ha senso e non ha speranza;
  • disfarsi di cose care;
  • mostrare un miglioramento improvviso e inspiegabile dell'umore dopo essere stato depresso;
  • trascurare l'aspetto fisico e l'igiene

Con riferimento, agli anziani, ma non esclusivamente ad essi:

  • mettere da parte farmaci
  • comprare armi
  • esprimere un improvviso interesse oppure perdere un interesse per la religione
  • trascurare attività quotidiane di routine
  • fissare un appuntamento medico anche per sintomi lievi

Con riferimento ai giovani ma non esclusivamente ad essi:

  • Cambiamenti di umore improvvisi e cambiamenti di personalità
  • Indicazioni di problemi di salute, escoriazioni, ferite, faccia contusa a causa di abusi o percosse nell'ambito di frequentazioni;
  • Improvviso deterioramento dell'aspetto fisico
  • Autolesionismo
  • Reiterazione di morte e violenza
  • Problemi alimentari associati a cambiamenti repentini di peso (a parte quelli associati a diete sotto controllo medico)
  • Problematiche dell'identità di genere
  • Depressione

Riconoscere i segnali d’allarme

 

Porre attenzione ai segnali che denotano rischio di suicidio imminente:

-       parlare del suicidio o della morte

-       dare segnali verbali come “Magari fossi morto” o “Ho intenzione di farla finita”

-       oppure segnali meno diretti come “A che serve vivere?”, “Ben presto non dovrai più preoccuparti di me” e “A chi importa se muoio?”

-       isolarsi dagli amici e dalla famiglia

-       esprimere la convinzione che la vita non ha senso e non ha speranza;

-       disfarsi di cose care;

-       mostrare un miglioramento improvviso e inspiegabile dell’umore dopo essere stato depresso;

-       trascurare l’aspetto fisico e l’igiene

Con riferimento, agli anziani, ma non esclusivamente ad essi:

-       mettere da parte farmaci

-       comprare armi

-       esprimere un improvviso interesse oppure perdere un interesse per la religione

-       trascurare attività quotidiane di routine

-       fissare un appuntamento medico anche per sintomi lievi

Con riferimento ai giovani ma non esclusivamente ad essi:

-       Cambiamenti di umore improvvisi e cambiamenti di personalità

-       Indicazioni di problemi di salute, escoriazioni, ferite, faccia contusa a causa di abusi o percosse nell’ambito di frequentazioni;

-       Improvviso deterioramento dell’aspetto fisico

-       Autolesionismo

-       Reiterazione di morte e violenza

-       Problemi alimentari associati a cambiamenti repentini di peso (a parte quelli associati a diete sotto controllo medico)

-       Problematiche dell’identità di genere

-       Depressione

 

 Valutazione del rischio di suicidio

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        Identificare i vari fattori che contribuiscono alla crisi suicidarla;

        Condurre una valutazione psichiatrica completa, identificando I fattori di rischio e fattori di protezione distinguendo quelli modificabili e quelli non modificabili;

        Chiedere direttamente sul suicidio;

        Determinare il livello di rischio: basso, medio, alto;

        Determinare il luogo e il piano terapeutico;

        Indagare l’ideazione suicidaria presente e passata così pure intenti, gesti o comportamenti suicidari; indagare sui metodi usati ; determinare il livello di hopelessness, anedonia, sintomi ansiosi, motivi per vivere, abuso di sostanze, ideazione omicida;

         Segnali d’allarme: esprimere sentimenti suicidi o riferirsi al tema del suicidio; disfarsi di cose di valore, sistemare affari in sospeso, fare un testamento; segni di depressione: umore triste, alterazione delle abitudini del sonno e dell’appetito; cambiamento di comportamento(scarso rendimento scolastico o lavorativo); comportamento ad alto rischio (high-risk behavior); aumento del consumo di alcol o droghe; perdita di interesse nell’aspetto esteriore; isolamento sociale; sviluppare un piano specifico per il suicidio.

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(A cura di Maurizio Pompili).

MITI E FATTI SUL SUICIDIO

Mito: le persone a rischio di suicidio raramente parlano del suicidio.

Fatto: le persone che commettono il suicidio spesso danno dei segnali verbali sul suicidio. Alcuni studi riportano che almeno 2/3 degli individui suicidi avevano espresso la loro intenzione di metterlo in atto.

Mito: Le persone suicide sono determinate a morire.

Fatto: molte persone sono indecise sul vivere o sul morire, e “scommettono” sulla morte, lasciando agli altri il compito di salvarli. Quasi nessuno commette il suicidio senza lasciar sapere ai parenti e amici come si sente.

Mito: Una volta che una persona è suicida, lo è per sempre.

Fatto: Gli individui che vogliono uccidersi sono “a rischio di suicidio” solo per un periodo limitato di tempo.

Mito: Il miglioramento che segue ad una crisi di suicidio significa che il rischio di suicidio è terminato.

Fatto: Molti suicidi avvengono nell’ambito dei tre mesi che seguono l’inizio del “miglioramento” quando l’individuo ha l’energia sufficiente per mettere in atto i suoi pensieri.

Mito: Il suicidio colpisce molto di più i ricchi, o all’opposto si verifica quasi esclusivamente tra i poveri.

Fatto: Il suicidio non riguarda da vicino né il ricco né il povero. Il suicidio è molto “democratico” ed è rappresentato proporzionalmente in tutti i livelli della società.

Mito: Tutti gli individui suicidi sono malati mentali, e il suicidio è sempre un atto compiuto da una persona psicotica.

Fatto: Lo studio di centinaia di note sul suicidio indica che sebbene la persona suicida sia molto infelice, non necessariamente è un malato mentale.

Mito: la persona suicida vuole morire e ritiene che non ci sia modo di tornare indietro.

Fatto: la persona suicida spesso si sente ambivalente sul voler morire.

Mito: parlare di suicidio può innescare il comportamento suicidario.

Fatto: molti soggetti alle prese con problematiche psichiche e fisiche hanno già considerato il suicidio. La discussione aperta dell’argomento aiuta la persona in crisi a capire meglio i suoi problemi e le possibili soluzioni e spesso fornisce sollievo e comprensione.