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Tentativo di suicidio e Ideazione suicidiaria

Tentativo di suicidio

Sotto l’etichetta di “tentativo di suicidio” si annoverano una gran varietà di comportamenti che nella maggior parte dei casi si discostano dal reale significato del termine. Un gruppo di lavoro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Working Group on Preventive Practices in Suicide and Attempted Suicide, 1986) ha definito il tentativo di suicidio come un atto non abituale con esito non fatale in cui un individuo deliberatamente inizia un comportamento non abituale, senza l’intervento di altri, allo scopo di causarsi un danno, oppure ingerisce una sostanza in eccesso rispetto alla dose prescritta allo scopo di causare conseguenze fisiche.

Secondo la nuova nomenclatura, un tentativo di suicidio è definito come un comportamento potenzialmente lesivo con esito non letale per il quale c’è (sia esplicita che implicita) l’intenzione di morire. Un tentativo di suicidio può esitare in nessuna lesione, lesioni di vario genere o morte. Se c’è dunque anche un po’ di intenzione di morire allora si parla di tentativo di suicidio, tipo I (nessuna lesione), oppure di tentativo di suicidio tipi II (con lesioni) senza considerare la gravità della lesione o la letalità del metodo. In questi termini si crea dunque una distinzione con il comportamento autolesionistico.

I tentativi di suicidio riferiti dai pazienti hanno inoltre una validità molto limitata soprattutto per via della definizione e del richiamare alla mente l’atto (Kjoller, Norlev e Davidsen, 2004). Freeman, Wilson, Thigpen e McGee (1974) hanno riferito che la maggior parte delle persone incluse nel loro studio sull’intenzione di  uccidersi dopo aver effettuato un gesto autolesionistico si riferivano al loro comportamento come suicidario quando invece l’intenzione di morire era minima  Nel dossier del Center for Disease Control degli Stati Uniti sui comportamenti a rischio tra i giovani (Centers for Disease Control and Prevention, 2005) solo 1 su 3 degli adolescenti che riferivano un tentativo di suicidio aveva richiesto un intervento medico. Meehan, Lamb, Saltzman e O'Carroll (1992) avevano fatto notare su 10 tentativi di suicidio solo 1 aveva richiesto il ricovero. Questo indica che il termine ‘tentativo di suicidio’ veniva utilizzato anche per varie forme di autolesionismo. E’ condivisibile  il parere di O’Carroll et al. (1996, pp. 238) che hanno sottolineato che “dal momento in cui il termine ‘tentativo di suicidio’ significa potenzialmente così tante cose differenti, c’e’ il rischio che alla fine non significhi assolutamente nulla”.

 

Ideazione Suicidaria

Per ideazione suicidaria si intende una serie di pensieri riferiti alla messa in pratica di azioni atte a produrre la propria morte. L’ideazione suicidaria può avere gravità diverse a seconda della specificità di piani di suicidio e dal grado dell’intento suicidario.