Gruppi di sostegno

Nel gruppo di sostegno chi ha perso un caro per suicidio ha l’opportunità di approfondire, attraverso il confronto con altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza di sofferenza strategie per il superamento del dolore e per la ricerca di un nuovo equilibrio emotivo, relazionale e di vita quotidiana.

Essi sono gestiti dai propri membri, il che vuol dire che coloro che sono direttamente colpiti dal problema sono gli stessi che controllano le azioni e le priorità del loro gruppo. Mentre molti gruppi autogestiti ottengono risorse e aiuto dall’esterno, ad esempio da professionisti o da altri gruppi, nei gruppi di sostegno gli stessi componenti sono coloro che prendono le decisioni.

L’esperienza nel gruppo di sostegno non può essere considerata una vera e propria terapia.

È stato dimostrato che questo tipo di gruppo può dare un contributo significativo nel favorire il raggiungimento di risultati positivi da parte di chi vi partecipa. Sembra inoltre, esserci una tendenza crescente da parte delle persone a riunirsi e formare gruppi di questo tipo.

La spinta a costituire i gruppi ha una duplice provenienza (origine):

  • Dai singoli individui come risposta ad un bisogno non soddisfatto;
  • Dai servizi istituzionali nello sforzo di garantire ulteriore sostegno e attenzione.

L’importanza dei gruppi di auto mutuo aiuto per coloro che hanno perso una persona cara a causa del suicidio

I survivors (coloro che sono stati colpiti da un lutto in seguito ad un suicidio) presentano più frequentemente senso di colpa (per la morte), e sentimenti di rifiuto e abbandono rispetto a chi ha perso qualcuno per cause naturali. Sentimenti di stigmatizzazione, vergogna e imbarazzo li distinguono da coloro che soffrono per un lutto non connesso al suicidio. È molto probabile che il survivor trascorra gran parte del tempo a riflettere sulle motivazioni che hanno spinto il loro caro a suicidarsi, la domanda “perché” è continuamente presente. Il presupposto universale secondo il quale i genitori sono responsabili delle azioni dei figli, fa si che i genitori che hanno perso un figlio per suicidio, vengano a trovarsi di fronte a un dilemma sociale e morale. Esistono molti più taboo connessi al suicidio rispetto a qualsiasi altra tipologia di morte. Spesso i parenti di un suicida hanno molta difficoltà ad ammettere che la morte del loro caro è avvenuta per suicidio, e spesso le persone intorno a loro si sentono a disagio a parlare di suicidio. I survivors hanno meno opportunità per parlare del loro dolore rispetto a chi ha perso una persona cara x cause diverse dal suicidio. Un gruppo di sostegno è in grado di assisterli, poiché una carenza di comunicazione può ostacolarne il processo di guarigione.

Incontrarsi con altre persone in lutto per suicidio può dare l’opportunità di stare con gente che comprende realmente il dolore, poiché ha vissuto la stessa esperienza; ottenere forza e conforto dai membri del gruppo e allo stesso tempo darne agli altri.

Il gruppo può dare:

  • senso di unione e aiuto;
  • senso di empatia e appartenenza quando l’individuo in lutto si sente emarginato dal resto del mondo;
  • la speranza che alla fine una “normalità” possa essere raggiunta;
  • l’esperienza per affrontare gli anniversari difficili e le ricorrenze speciali;
  • l’opportunità di apprendere nuove modalità di approcciarsi (per affrontare) ai problemi;
  • tavolo di confronto per discutere paure e preoccupazioni;
  • un ambito in cui sia accettabile esprimere liberamente il proprio dolore, sia garantita riservatezza e prevalgano atteggiamenti di compassione anziché di giudizio.

Modelli di intervento di auto-mutuo-aiuto per i survivors presenti in Italia.

Diversi studi hanno riscontrato come il supporto sociale nel caso di suicidio sia minimo o addirittura inesistente rispetto ai casi di lutto per altri tipi di morte (Range e Thompson, 1986; Wagner e Calhoun, 1991). Durante gli ultimi anni sono stati riportati grandi passi in avanti da parte del movimento dei survivors all’interno del mondo accademico della suicidiologia, anche se i programmi di postvention per i sopravvissuti del suicidio rimangono ancora poco sviluppati rispetto ai programmi di prevenzione (Grad et al., 2004).

Hopmeyer e Werk (1994) hanno svolto uno studio comparativo tra l’FSOS e altri due gruppi self help per lutto non causato dal suicidio. Questi due autori hanno riscontrato come le motivazioni che hanno spinto i partecipanti ad unirsi al gruppo sarebbero tra loro simili per certi versi, nel gruppo FSOS sarebbero più preminenti il fatto di incontrarsi con persone che hanno avuto la stessa esperienza, non rimanere soli a far fronte al proprio dolore e avere qualcuno che capisca cosa vuol dire perdere qualcuno a causa del suicidio.

“La normalizzazione è un processo importante per le persone in lutto. Vedere altri alle prese con le stesse reazioni di dolore aiuta i membri del gruppo-a riconoscere che le loro risposte non sono né folli né innaturali” (Hopmeyer e Werk, 2007) e, nel caso dei survivors del suicidio, a cominciare a sentirsi accettati e non più emarginati e colpevoli.

L’associazione AMA è un contenitore di tutte le pratiche di questo tipo presente sul territorio italiano. Si stima che ad oggi siano presenti circa quattromila gruppi ama, di cui i gruppi self help sarebbero solo una parte della grande varietà di forme di sostegno, di solidarietà e di volontariato. Le organizzazioni AMA possono variare per scopo e grandezza, la maggior parte si occupa di problematiche inerenti l’assistenza sanitaria, la prevenzione di malattie, la promozione della salute e cambiamenti al sistema sanitario.

I Gruppi AMA presetni sul territorio nazionale sono: Gruppo di auto-mutuo-aiuto ‘Ass. AMALi’ con sede a Savona e a Genova, Gruppo di Auto-Mutuo Aiuto di ‘Milano-Monza-Brianza Onlus’;Gruppo di auto-mutuo-aiuto ‘ Il dolore non è per sempre sede’ a Trento; Gruppo di incontro sul lutto ‘ Melograno’ con sede a Belluno; Gruppi di auto-mutuo-aiuto ‘Aiutiamoci a vivere’ Pordenone e provincia; Gruppo di auto-mutuo-aiuto ‘Rimanere Insieme’ con sede a Treviso; Gruppo di sostegno ‘La forza dell’amore’ con sede a Vicenza; Servizio per la Prevenzione del Suicidio con sede a Roma.

Sul territorio italiano, sebbene siano presenti numerosi servizi e gruppi AMA dedicati all’elaborazione del lutto, delle attività di supporto specifiche indirizzate ai sopravvissuti del suicidio sono ancora scarse. Solamente negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo in questo ambito da parte di organizzazioni e centri in parte già attivi per la prevenzione del suicidio. Tra questi troviamo, oltre al nostro Servizio:  la ‘De Leo Fund’ e ‘SOPRoxi’ presenti nella regione Veneto.

La De Leo Found è un’organizzazione Onlus con sede a Padova che opera prevalentemente sul territorio veneto, fondata da Cristina e Diego De Leo et al. nel 2007, due anni dopo la morte dei loro due figli. La De Leo Found collabora con la IASP, la WHO e l’Australian Institute for Suicide Research and Prevention. Nel 2008 ha attivato il ‘Programma regionale triennale di formazione, ricerca e intervento per il sostegno ai sopravvissuti di lutti tragici e improvvisi’, permettendo la creazione di una rete di professionisti capaci di fornire sostegno a persone che hanno subito un lutto traumatico ed esperti nella facilitazione di gruppi di supporto La De Leo Found offre come attività di supporto per i sopravvissuti l’opportunità di partecipare a gruppi self help guidati da un facilitatore esperto e una corrispondenza epistolare riservata tra i sopravvissuti di morti traumatiche e un operatore abilitato.

Dedicato in particolar modo ai sopravvissuti del suicidio è stato nato SOPRoxi, un progetto sviluppato da Paolo Scocco nel 2006 con l’obiettivo di fornire supporto ai familiari e a persone che hanno perso un caro a causa del suicidio. SOPRoxi ha sede a Padova e offre come servizi una psicoterapia interpersonale che ricalca il trattamento per il lutto complicato e il confronto con un gruppo di sostegno per i familiari di persone suicide. Sul sito è presente anche una mutuo-aiuto-chat attraverso la quale i survivors possono interagire tra loro e un servizio di consultazione con professionisti via Skype, agevolando un incontro virtuale anche per i survivors che hanno limitate possibilità di raggiungere la sede.

Il SPS e propone interventi di sostegno per i survivors attraverso gruppi di supporto guidati da esperti nel settore, offre inoltre psicoterapie individuali, familiari e di gruppo. Il SPS è in comunicazione con associazioni AMA e gruppi di auto-mutuo-aiuto, come l’A.M.A. di Ceprano e provincia di Frosinone coordinata da Stefania Casavecchia e l’Associazione No Suicidio Rosario Colella fondata da Ianuaria Colella.